Fig. 1: Moneta con il volto di Giano sul recto e la prua di nave sul verso; aes grave, bronzo, circa 240-225 a. C. (C C Attribution-Share Alike 3.0 Unported license, http://www.cngcoins.com).
Fig. 2: La nascita di Menerva, traduzione etrusca del latino Minerva, dalla testa di Tinia (lo Zeus etrusco): come si vede da questo esempio, le narrazioni mitologiche greche sono ampiamente riprese in Etruria (Eduard Gerhard, Etruskische spiegel, Berlino 1884, vol. V, tav. 6).
Fig. 3a: Specchio etrusco (circa 350-300 a. C.): Tinia, Uni, Turms (l’etrusco Hermes) e Menerva: Uni è nuda e si appoggia a Tinia alla presenza degli altri Dèi (Eduard Gerhard, Etruskische spiegel, Berlino 1884, vol. V, tav. 98). La corrispondenza tra Uni e la fenicia Astarte in alcuni templi etruschi (Pyrgi – Santa Severa) spiega la posa voluttuosa di Uni, ancora più esplicita in altri specchi quale quello di Berlino pubblicato in Nancy de Grummond, Thunder versus lightning in Etruria, in “Etruscan studies”, 19 (2016), pp. 183-207, p. 200 fig. 11.
Fig. 3b: Antefissa raffigurante Juno Sospita Mater et Regina dal Tempio di Juno a Lanuvio come Juno Caprotina, circa 500-480 a. C. La solennità ieratica della Giunone laziale contrasta in modo evidente con quello della Uni etrusca.
Fig. 4a: Frontone del santuario di Portonaccio a Veio (ora al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia): Aplu (il latino Apollo) contro Herkle (il greco Herakles, da non confondere con il latino Hercules), terracotta, circa 510 a. C. (da Contesti d’arte, vol. I, https://mydbook.giuntitvp.it/app/books/GIAC89_G8970102L/html/190). Il movimento scattante delle due figure che si stanno affrontando è magnificamente illustrato dall’autore, che si ritiene sia l’etrusco Vulca, a cui è attribuita anche la quadriga che ornava il tempio di Giove Ottimo Massimo di Roma, eretto dai Tarquini sul Campidoglio.
Fig. 4b: Raffigurazione fittile del Palladio: la statua, ritrovata nella favissa del tempio di Minerva a Lavinio (ora al Museo di Lavinium, Pratica di Mare) e databile al V sec. a. C. La forma quasi cilindrica della statua rende evidente la sua origine da una più antica statua in legno ricavata da un tronco d’albero: è assente presso gli antichi popoli latini quella antropomorfizzazione tipica della statuaria greca ed etrusca: forme essenziali che devono stimolare la mente e il cuore, non splendidi oggetti d’arte da ammirare (dalla rivista online www.aboutartonline.com).
Fig. 5: Pianta del Campidoglio: le frecce indicano, a partire dall’alto, il Tempio di Juno Moneta, la posizione dell’Auguraculum e, come punto di riferimento, il piazzale michelangiolesco del Campidoglio (da Francesco Paolo Arata, Osservazioni sulla topografia sacra dell’Arx capitolina, https://doi.org/10.4000/mefra.338, Fig. 1, modificata).
Fig. 6: Necropoli di Santa Palomba-Albunea (Roma): oggetti miniaturizzati tra cui due ancili in bronzo nella tomba di un guerriero, circa X sec. a. C. (Giosuè Auletta, Santa Palomba Albunea. Relazione storica, 2019, p. 7).
Fig. 7; Tessera Hospitalis, dall’area sacra di Sant’Omobono (avorio in forma di leoncino, circa 580-540 sec. a. C.) recante l’iscrizione: “Mi (ha fatto) Araz Silqetanas per Spurianas” (ricostruzione da Carmine Ampolo, Presenze etrusche, koiné culturale o dominio etrusco a Roma e nel Latium vetus in età arcaica?, in “Annali della Fondazione per il Museo Claudio Faina”, vol. XVI “Gli Etruschi e Roma”, Atti del XVI Convegno Internazionale di studi sulla Storia ed Archeologia dell’Etruria, a cura di Massimo Della Fina, Roma 2009).
Fig. 8: Il c. d. Vaso di Dueno, dal nome del dedicatore, ritrovato sul Quirinale (VI sec. a. C.): la lunga iscrizione in lingua latina non è stata ancora tradotta con certezza, potrebbe forse trattarsi dun a formula magica propiziatoria (da Wikimedia Commons, public domain).
Fig. 9: Il cippo ritrovato da Giacomo Boni sotto il lastricato del Lapis Niger accanto a quello che ora si ritiene sia l’altare del Volcanal: l’iscrizione, in lingua latina, si sviluppa lungo le quattro facce del cippo (dalla relazione di Giacomo Boni in Notizie di scavi di antichità comunicate alla R. Accademia dei Lincei, Roma 1899, p. 153 fig. 2).
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