Dalle stalle ”alle Stelle”
Iniziamo dalle stalle con una serie di ovvietà: ad esempio osservando il letamaio della politica (che sarebbe comico se non fosse tragico) che ci propone quotidianamente l’incertezza se sia meglio affogare nel guano di pinguino della sinistra o quello di piccione della destra; oppure meditando sullo squallore di buona parte delle gerarchie ecclesiastiche del nostro occidente che, ormai gongolanti nel relativismo, rilasciano dichiarazioni giacobine migliori di quelle di Voltaire; oppure restando inorriditi dalla distruzione del centro spirituale della Chiesa Cattolica Europea (Norcia) che è stato polverizzato e forse tale disastro (a parte la pena immensa per gli abitanti dei centri intorno ad Amatrice, Norcia e Visso) dovrebbe farci riflettere sul signum che si nasconde dietro tale evento; o infine subendo con frustrazione gli oltranzismi religiosi paraislamici che si esibiscono in costanti mostruosità, apparentemente ostacolati da occidentalissimi esportatori di "democrazie" che navigano nel denaro grondante petrolio e sangue dei diseredati.
In tale marasma guardiamo i Cinesi che si comprano pezzi d’Africa e anche un po’ d’Europa e d’America grazie alle manovre occulte della finanza internazionale; guardiamo l’Africa, che invade massicciamente l’Italia e improvvisamente ci fa accorgere di essere poveri anche noi e forse più poveri dei clandestini o degli "emigranti" più o meno regolari.
Ormai è impossibile definire cosa sia un’”etica”, cosa sia il sesso, cosa sia maschio e cosa sia femmina. Tutto è vendibile in un solo bancone del mercato: l’utero, l’ano, le iniziazioni, la bellezza, i figli, la madre, il padre, i posti di “lavoro”, la vita e la morte. Le confraternite iniziatiche autentiche (mi viene da ridere), sono ormai morte o moribonde, e il pochissimo che è rimasto è precipitato nel silenzio (quando va bene) o nel caos della presunzione (quando va male, cioè quasi sempre). L’Oriente propone meditazioni e iniziazioni per via mediatica da fare invidia a “tu si che vales”. Il Dalai Lama ha deciso di non reincarnarsi più, mentre il Papa ha deciso che non sa chi è lui per giudicare. Il qualunquismo e il relativismo impazzano ovunque: tutto è uguale a tutto: bene, male, buddismo, cristianesimo, comunismo, siì no, etero, omo, etc.
Orde di profeti della nuova era sparano frasi millenariste e catastrofiste. Arteriosclerotici tradizionalisti traboccano di ipse dixit neopagani e, ammantati di toghe, studiano da Flamini o da Arvali, quando non da senatori o da Pontefici. Schizofrenici cristiani para-tradizionalisti difendono una fede che non hanno o fingono d’essere Savonarola. Frotte di alchimisti preparano cocktail a base di mercurio e rugiada da prendere come prima colazione. Ogni fricchettone che si rispetti sa tutto sulla fisica quantistica e sulla metafisica aristotelica. La sezione aurea, ovviamente ce la mangiamo a colazione.
Ma, anche se ho già dette queste cose mille volte, oggi è opportuno ripeterle, perché il Natale è Natale e se ci dimentichiamo della situazione attuale solo perché in tavola c'è il panettone, rischiamo di far spegnere perfino le luci dell'Albero. Siamo perciò arrivati a Sodoma e Gomorra? Cosa ci resta: il Diluvio?
No: ci resta da prendere atto che il Principe dell’apparenza, del virtuale, del relativo, dell’invidia e della superbia, ha transitoriamente vinto la battaglia di quest’Era. La guerra è ancora lunga ma questa battaglia, diciamolo con coraggio, è persa.
Il VERO non solo è ormai occulto, ma è costretto ad occultarsi e l’unico posto dove nascondersi è proprio dove nessuno lo cercherebbe mai, in conformità a quanto dicono gli alchimisti a proposito dell’Oro. Ovviamente non è assolutamente nelle mani di chi elargisce sapienza o professioni di bontà, di fede o di misteri, come cioccolatini.
Durante la tempesta non servono arringatori di folle, ma ottimi marinai, silenziosi ed efficienti che governino la nave anche a prezzo della vita. Nella tempesta si riconosce chi ha filtrato o sta filtrando le sue motivazioni, la voglia, l’entusiasmo, il coraggio, la cortesia, la carità e l’attenzione. Solo per chi cerca “follemente” ardentemente e soprattutto umilmente la Verità, in un mondo dove tutto, dalla religione alla politica, è diventato “forma”, ostentazione e, mi si perdoni la contraddizione in termini, fracasso materiale e spirituale, è possibile imbarcarsi nonostante questo mare furioso.
Pochissimi possono sopravvivere animicamente a questa marea puteolente e agitata senza esserne inquinati e morire della prima e della seconda morte. E dobbiamo farcene una ragione. Gli zombie avanzano nei loro vascelli fantasma che sostituiscono le barche della Sapienza vera, perché l’intossicazione e il contagio sono ormai endemici, alla faccia della nuova era che vedeva avanzare paradisi spirituali.
***
E ora passiamo alle stelle (insomma alla speranza di tornare a rivederle):
Per uscire da questa tempesta occorre un alambicco speciale a forma di navicella sapiente, creata nel furbissimo laboratorio del marinaio perfetto e pronta ad affrontare uragani. Una navicella che parta dal mare ma segua la rotta per approdare nelle acque celesti. Occorre, cari alchimisti della domenica, un alambicco umoristico, anzi voglio esagerare, spiritoso. Quando le idee “decantano” all’interno della barca-alambicco, alcune si esauriscono e precipitano nella sentina in fondo alla barca. Altre si disperdono tra i flutti. Così accade anche ai falsi marinai che, o s'imbarcano insieme agli zombie, oppure sono destinati ad annegare.
Scoraggiarsi o dimenticarsi del perché si è partiti per il Viaggio può capitare, e nell’animo possono entrare a gamba tesa l’accidia, la disillusione, la noia, il dubbio: insomma può dilagare la “demotivazione”; altre volte l’ego ripiglia prepotentemente il sopravvento, i problemi degli altri si dissolvono e solo i nostri sembrano importanti, solo ai nostri riusciamo a pensare e solo dei nostri parliamo (la nostra personale, meravigliosa incredibile tempesta perfetta). E ovviamente le onde entrano nella barca e il naufragio sull'ignoranza si approssima.
E, come se non bastasse, questo funereo e narcisista stato dell’essere, in alcuni momenti, ci porta a credere che non stia accadendo nulla di significativo intorno a noi, perché l’egocentrismo e l'abulia fanno diventare cieco il cuore. E il cieco nel cuore vive nel buio dell’anima. E la rotta da seguire sembra solo una parola come tante altre altre. Lì, a volte, per gli ultimi dei Moicani, si trova lo sprazzo di luce tra le nubi tempestose, a volte inizia invece il naufragio definitivo.
La Via diritta, la Rotta, già. L’unica via possibile, quella assolutamente difforme dagli stereotipi che avevamo immaginato, quella improbabile, priva di medaglie, riferimenti e riconoscimenti. Quella è la Via, e beato chi la trova e la riconosce. Sarebbe bello se l’Amore per la ricerca del Vero sorgesse ancora con prepotenza e assoluta priorità nel cuore di tutti coloro che dicono vagamente di cercarlo. Che tale Amore gonfiasse le vele della navicella (un po' come quella di Dante e Lapo Gianni) e la conducesse in un porto sicuro.
Anzi, ri-sorgesse come un fuoco inestinguibile, come accadde per gli adepti della scuola ficiniana, come per i figli della antica scuola alessandrina, o per i coraggiosi crotoniati o per il Cenacolo di Cristina di Svezia. Bello pensare che possa ancora esistere un mondo in cui le priorità non siano il successo o il potere, ma la Bellezza, oppure Dio, oppure la Perfezione oppure l’Ineffabile. Insomma… la Verità. Perché l’Ineffabile e il Sublime sono la Verità.
E invece in giro non si vede altro che un esercito ondivago di ricercatori della domenica, di autoiniziati del lunedì o di squallidi marinai improvvisati.
Che disastro tutta questa gente che studia per pochi anni e poi decide d'insegnare quello che non sa! Ciò caratterizza coloro (cioè tutti noi "umani") che pretendono di entrare nel grande tempio terreno, anche se sono troppo grassi per passare dalla piccola porta; oppure coloro che sono capaci soltanto di prendere senza dare mai nulla; oppure coloro che se ne vanno, e non sanno ringraziare; e infine anche coloro che non riescono mai a chiedere scusa. O, peggio ancora, quelli che giudicano (e ognuno di noi lo sta facendo sicuramente in questo istante) senza conoscere. Apparteniamo a tipologie umane ormai in costante sviluppo, allevate diabolicamente nella serra dell’approssimazione e del relativismo, e ognuno di noi ricade parzialmente o totalmente in alcuni aspetti di tali stereotipi che si sostituiscono a quello che potremmo essere.
Si può rimanere per anni arrabbiati col mondo, con la scuola, coi compagni di navigazione (ovviamente“peggiori” di noi) col “nocchiero” e infine con sé stessi, perché non abbiamo ancora trovato il Graal e poi accorgersi che il Graal era proprio quella tazza sbeccata che qualcuno ci aveva messo tra le mani; oppure possiamo alzarsi maledicendo la roccia scomoda dove avevamo appoggiato le natiche prima di partire e accorgerci, troppo tardi, che si trattava proprio di quella dove stava infissa Excalibur.
Eppure è ancora possibile governare questa piccola nave-alambicco. Difficilissimo, ma possibile. Perché cercare la rotta e la diritta via vuol dire anche soffrire, errare e perdersi, proprio per la fedeltà alla ricerca stessa e per il distacco necessario dalle aspettative consolidate e dalle tonnellate di pregiudizi.
Ci vuole una vita intera per capire ciò che non siamo, figuriamoci per capire ciò che siamo; ma soprattutto per trovare lo spazio e il silenzio indispensabili per un'operatività che non navighi solo nel tempestoso e gorgogliante mare della mente, ma in quello del cuore e in ogni fibra del corpo.
Perciò auguri da parte mia e di tutta Simmetria per una buona navigazione solstiziale e per un buon proseguimento, qualunque sia la rotta che ognuno ha deciso di prendere.
Claudio Lanzi

