Editoriale 006 Perché si parla tanto di misteri?

Chiunque frequenta un’edicola di giornali e ancor più chi veleggia su internet riesce a trovare la soluzione pronta, efficace e illuminante a innumerevoli misteri iniziatici; può inoltre gioire del fatto che, finalmente, non è più necessaria alcuna ricerca personale perché ormai i novelli Indiana Jones hanno scoperto tutto e la democrazia ha reso comune ciò che prima era riservato ai baroni dell’esoterismo. 
Ad esempio sappiamo che Giordano Bruno era un alieno, che i bambini nati dal 2004 in poi hanno una vibrazione particolare che preannuncia una nuova razza, che siamo circondati da visitatori alieni che ci stanno depredando l’anima mentre altri combattono per noi, che Leonardo da Vinci era il depositario di verità straordinarie sul Graal, che Monna Lisa era un’antesignana del gay pride, che la vera androginia alchimica è rappresentata dai transex e finalmente abbiamo la rivelazione del secolo: la Maddalena era l’amante del Cristo e i due abbero figli che vissero felici e contenti creando la dinastia dei Merovingi. Non solo ma secondo il dotto, progressista e illuminato Augias, probabilmente Cristo è andato in Kashmir a insegnare il buddismo ai buddisti.

A fronte di tali apodittiche e illuminanti verità ci sorgono spontanee due domande:
1) Come si fa a credere in simili corbellerie?
2) Perché tanta gente crea a getto continuo le medesime corbellerie ammantandole di scientismo?

Quanto alla prima domanda, il meraviglioso, il fantastico, l’onirico sono una potente via di fuga da una realtà che, se indagata a fondo, può sembrare peggiore di qualsiasi fantascienza (ma anche straordinariamente più bella, per chi sa dove guardare). Cercare realmente sé stessi vuol dire affrontare i propri incubi e non solo le piacevolezze di qualche pratica accattivante. Inoltre l’assoluta carenza di sacro “autentico” spinge forsennatamente l’uomo alla ricerca del numinoso nelle cose più strampalate ma, nello stesso tempo, più comprensibili, più accessibili da una fantasia normale, più empaticamente avventurose e nello stesso tempo più rassicuranti perché, in un modo o in un altro, se ne vede la possibilità di gestione, di accesso. Il frastuono di un mondo così rumoroso rende difficilissimo comunicare con la propria anima e, nello stesso tempo, il dolore per l’assenza di tale comunicazione porta a cercare fuori e disordinatamente ciò che invece va cercato dentro e disciplinatamente.
Un sacro “difficile”, incomprensibile, che richieda disciplina e fatica anche per essere solo parzialmente avvicinato e che non dia garanzie è poco democratico.

Quanto al secondo quesito, esiste purtroppo la legge di mercato. Quando la domanda è forte anche la produzione s'intensifica. Schiere di turlupinatori studiano lo scoop paranormale, propongono soluzioni abbordabili, una full immersion nel mistero, nella natura, nell’esperienza, nella più fasulla (ma emozionante) dimensione misteriosofa. E giù a fare yoga tra le piramidi, a chiedere grazia agli innumerevoli guru di passaggio, a fare oroscopi, tarocchi, a inventare riti, vie iniziatiche etc. Ma gli imbroglioni portati alla ribalta dagli scandali televisivi sono ancora i meno pericolosi: un ciarlatano può fare solo qualche danno materiale e psichico ma spiritualmente non conta nulla.
Assai peggiori sono quelli che rimescolano cose che non conoscono e per le quali non hanno alcuno ius né alcuna autoritas, che “inventano” tradizioni inesistenti o che corroborano una nuova (o vecchissima) teoria con la presenza dello “scienziato” o dello psichiatra di turno. Ovviamente l’interpretazione di qualsiasi “dogma” o “mistero”, per costoro, va confortata da qualcosa di galileianamente e materialisticamente provabile e poiché, ovviamente, tale prove non possono essere portate, si cercano soluzioni socialmente più accettabili, più progressiste.
Un bel profeta, sessualmente dotato che, anche dopo esser stato crocefisso, flagellato, trafitto al cuore con una lancia, con piedi e mani bucati, se ne vada in giro per il mondo e cammini allegro e contento per le strade del Kashmir, è sicuramente in linea con gli stereotipi mediatici. Insomma è una specie di Rambo compassionevole e perciò credibile perfino da Augias o da Odifreddi.

Ma un figlio di Dio che dopo morto risorga, ascenda ai cieli e, per di più dica che la porta è stretta, è imbarazzante. Come si permette?

Claudio Lanzi

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