
Quanto può davvero essere fico sapere il latino oggi? Per molti poco, ma per pochi moltissimo, perché il latino è una complessa macchina delle meraviglie che ci permette di accedere a un patrimonio letterario, riflesso di un mondo passato al quale apparteniamo tutti e di cui siamo figli. Fico.
E se riuscissimo a invertire la tendenza dominante che vede nel latino un problema, una materia inutile e per pochi, e a fare dell'idioma dei nostri Avi la marcia in più alle interrogazioni, ai colloqui di lavoro o nella vita di tutti i giorni? Questa la sfida del libro di Massimo Blasi, Se vuoi essere fico usa il latino, edito da Newton Compton Editori.
Massimo Blasi non è nuovo a questo genere di esperimenti che si chiama "divulgazione". Dopo anni di studi (è Dottore in ricerca in Filologia e storia del mondo antico presso l’Università La Sapienza di Roma e professore di latino presso una scuola romana) ha scelto di parlare a quelli che l'antichità romana non l'hanno potuta conoscere, perché fermamente convinto che nella vita gli incontri interessanti si facciano a ogni età e non necessariamente in gioventù.
E così per avvicinare il grande pubblico alla storia e al pensiero dei nostri Patres, Blasi scrive gialli storici (Quel che è di Cesare, Ed. goWare 2015, e il seguito I morti non fanno festa, Ed. Alter Ego 2018, insieme a Laura Zadra), e soprattutto saggi di storia romana, come L'incredibile storia degli imperatori romani (Newton Compton Editori, 2018), nel quale espone con grande precisione e ricchezza di dati le biografie di tutti gli Imperatori romani sia d’Occidente che d’Oriente, compresi coloro che hanno regnato per brevi o brevissimi periodi di tempo o che hanno usurpato il titolo imperiale, mettendo a disposizione dei suoi lettori un ricco materiale, in particolare quello poco conosciuto concernente le vite degli Imperatori di Bisanzio.
In questo suo ultimo libro, Se vuoi essere fico usa il Latino, Blasi tenta di intrigare il lettore anche sul tema, decisamente meno popolare, della lingua latina, e per riuscirci parte da quei modi di dire latini usati ancora oggi in italiano: lupus in fabula, carpe diem, in vino veritas sono solo alcune delle quaranta espressioni di cui Blasi spiega il senso e la fortuna nei secoli successivi, risalendo all’origine accertabile delle frasi nelle opere degli scrittori latini, con una chiarezza tale da rendere la lettura accessibile anche a chi della nostra lingua madre ne sa poco o nulla.
Nella seconda parte del volume, invece, si gioca. Blasi propone una serie di dialoghi da completare con quelle stesse quaranta espressioni incontrate nella prima parte affinché il lettore possa dimostrare a se stesso di averne compreso il significato e le possibilità di utilizzo: sarà capace di adoperarle nel modo corretto più di quegli studenti che, invece, le storpiano? Proprio a loro Blasi dedica una simpatica appendice, frutto di anni di lezioni scolastiche, in cui riporta alcuni degli strafalcioni più clamorosi tirati fuori dai suoi studenti, facendoci tornare in punta di piedi sui banchi di scuola durante l'interrogazione degli alunni meno brillanti. Scopriamo, così, che lupus in fabula diventa pupus in fabula e carpe diem viene stravolto in un ittico carpa diem, con tanto di spiegazioni fornite da quegli stessi autori, i "fantasiosi somarelli" a cui è dedicato il libro.
Il divertente lavoro di Blasi va letto soprattutto come una provocazione e uno stimolo al recupero di una conoscenza che gli ultimi Ministeri dell’Istruzione hanno cercato di smantellare a tutto vantaggio di una scuola basata su conoscenze tecnologiche e scientifiche (il che è comprensibile, considerati i tempi in cui ci troviamo) ma soprattutto sulle lingue straniere, in particolare l’inglese, accelerando lo sfascio della cultura veramente italica di cui dovrebbero invece farsi custodi.
Che dire? Carpe diem e... buona lettura!
(P. G.)

