Nella foto in alto siamo nel 1919. La terribile epidemia Spagnola è finita da poco. 50 milioni di morti e oltre, tra guerra e epidemia. Mio nonno materno, mia mamma (quella più piccolina, scocciatissima di stare in posa) e gli altri fratelli sono sulle colline vicino a Frascati. Gita fuori porta domenicale…non c’è molta gente come si può vedere. Sono tutti contenti di essere vivi e, a quel tempo (un secolo fa esatto) si parlava poco e si pensava molto prima di parlare. Maestri di scuola e genitori davano scapaccioni a chi diceva stupidaggini.
Proprio per questo il titolo dell’editoriale si riferisce al salmo 140. La frase completa è Pone Domine custodiam ori meo et ostium circumstantiae labiis meis (approssimativamente traducibile con Poni o Signore un sigillo (custodia, sentinella, protezione ecc) sulla mia bocca e una porta che chiuda le mie labbra (sulle stupidaggini che possono uscirne).
Nei Salmi, splendidamente collegati alla sapienza iranica, ricorre questa magnifica espressione (che in realtà ha tanti significati simbolici), seguita da molte altre sullo stesso tema che per brevità non riporto.
Lo straparlare, il parlar male di qualcuno, il parlare di ciò che non si conosce, il parlare troppo, il non saper parlare. Questi termini mi ricordano anche i detti di Teano, di Melissa, e delle donne pitagoriche in genere, che avevano fatto della riservatezza, della morigeratezza, della prudenza nel parlare e infine della segretezza un “abito”, un modo di essere per non “profanare il sacro”.
La profanazione dettata dalle malelingue (qui perversa loquitur), dagli invidiosi, da coloro che si avventano o con rabbia o subdolamente su ciò che non hanno potuto avere o comprendere, caratterizza un mondo di ignoranti, di rapaci, di venditori di iniziazioni, di compratori di indulgenze a modico prezzo, di falsi guru e di… gran paraguru che o per fame di gloria o proprio per …fame, vendono la coscienza e conoscenza che non hanno
A tutti costoro il detto biblico impresso sulla fronte e sulle labbra non farebbe malaccio.
Potremmo metodicamente estendere tale detto alla pletora di uomini politici, uomini di “scienza” (scienza?) e uomini di potere, constantemente presenti in TV che insieme ai cosidetti “intrattenitori” (ma che vuol dire ‘sta parola?) in questo affannoso periodo straparlano e si contraddicono in continuazione, mostrando spudoratamente di avere la faccia come il culo e anche peggio, se possibile (scusate il lieve scivolone nel turpiloquio).
Ma forse il salmista autore di quel magnifico versetto biblico per sigilli sulla bocca e sulle parole non intendeva portare la mascherina.
Eppure oggi quasi quattro miliardi di persone passano una piccola o lunga parte della giornata con una maschera sul volto e, se non ce l’hanno cercano di inventarsene una.
Nel nostro Occidente cristiano, aduso ormai a scoprire ogni parte del corpo, abbiamo fatto un casino della malora perché ci dava fastidio il burka delle donne arabe, colpevole di nascondere possibili attentatori, ed ora portiamo il burka tutti quanti, in modo assai poco religioso, in verità: una copertura che non nasce dalla riservatezza o dal pudore ma dalla PAURA e dall’obbligo.
Non è mai accaduto sulla terra che miliardi di persone fossero in preda ad una paura tale da doversi mascherare perché il fiato stesso, il respiro, il contatto può essere propagatore di morte. Cioè dicono gli scienziati che potrebbe, anzi che è sicuramente, si ma forse, non sappiamo, anzi gira nell'aria, si appiccica alle scarpe, stiamo facendo i test ecc..
Del gioco intorno all’appestato ne ho parlato un pochino nel mio piccolo libro sui “Giochi dell’infanzia”, dove il ricordo della peste si era propagato in simulazioni infantili tipo “la strega impalata” o “buzzico rampichino” o altre forme in cui il contatto con il contendente “paralizzava” o uccideva chi veniva toccato.
DOBBIAMO coprire la bocca, coprire il sorriso, coprire il naso dal quale entra il primo elemento che consente la vita: l’Aria!. Siamo tutti pericoli potenziali l’uno per l’altro, siamo tutti killer inconsapevoli, tutti propagatori di pestilenza, di morbo letale che purtroppo, sopratutto se abbinato ad altre malattie pregresse, le potenzia ed è letale sul serio.
Tutta una bufala tecnoeconomica come dicono alcuni?
Non lo so e manco mi interessa perché non ho strumenti per indagare sul serio e perché ormai la cialtronaggine dei cosidetti comitati parapolitici e un pochino paraculici (scusate il solito scivolone volgare) è riuscita a creare una tale confusione da rendere le cause inestricabili. Ma gli effetti li vediamo tutti, sia coloro che se la pigliano con Bill Gates che coloro che sono ligi come soldatini al detto della ufficialità democratica (cioè delle Banche Centrali)
E la soluzione?
Copritevi il viso, non uscite, non vi toccate, non vi avvicinate USATE IL TELEFONINO, Usate SKYPE, Usate i media, mettete il preservativo su tutto. Virtualizzate tutto!! Più virtualizzate e fate tutto in modo telematico (sesso incluso) meno malattie vi pigliate!
Eppure questa cosa non da fastidio a tutti nello stesso modo o per le stesse ragioni. C’è un mucchio di gente che si è “virtualizzata” da anni; non parliamo poi delle ultime generazioni: mimetizzate dietro lo schermo di un pc o di un telefono, incapaci di toccare gli altri, di accarezzare, di mostrarsi per ciò che si è, non per ciò che si vuol far credere d’essere.
Un sacco di ragazzi e ormai anche di adulti, ai due lati di un tavolo da pranzo si parlano col telefonino. Forse per loro è quasi un’abitudine. E tutto ciò fa parte del mondo “normale”. Cioè di quello che molti vorrebbero ripristinare tale e quale.
Che dentro questo sfacelo non esista uno schema infernale è difficile non pensarlo.
Non me ne frega niente se lo hanno orchestrato i poteri forti o i poteri deboli, se si tratta di un virus scappato furtivamente dal guinzaglio di un cinese distratto o se è stato prodotto da una moltinazionale farmaceutico finanziaria.
Sono tutti pensieri facilissimi a farsi. In buona parte dettati dalla terribile voglia di trovare un colpevole per le nostre disgrazie.
Che gusto gridare “dai all’untore”! Che piacere sadico ammazzare la pecora nera. Che truculenta espressione di giustizia lapidare l’adultera. Che sfogo da cow boys appendere alla forca un presunto colpevole.
O porca miseria, mi pare che nello stesso modo abbiano crocifisso pure Gesù. O no?
E se invece il colpevole fossi tu…e non te ne rendessi conto? Si, proprio tu che leggi questo editoriale o magari… proprio io che scrivo: Pensaci.
Si, si…potresti essere tu e ora ti spiego perché:
perché ti sei comprato ‘sto PC con cui mi stai gentilmente leggendo; perché sei andato a fare l’ecologista coll’impermeabile di plastica seguendo Greta che non voleva andare a scuola, perché mangi merendine preconfezionate e ingurgiti il pesce surgelato e già panato per fare prima, perché sgranocchi i cosciotti di galline prodotte in batteria piene di estrogeni, perché ti piace il materasso superortopedico, perché vedi la TV 6 volte al giorno e non ascolti chi cerca di parlarti, perché fai un lavoro che odi, perché in mezzo ai campi ci vai solo una volta all’anno, perché non sai fare silenzio, perché sei pieno di cose inutili e non te ne frega nulla del 50% dell’umanità talmente piena di guai che il coronavirus per molti è meno di un raffreddore, perché…perché perché.
Lo sai benissimo il vero perché.
Quelli che ho detto io sono solo dei surrogati, gli stessi che vengono strombazzati perfino in televisione quando fanno gli ecologisti politically correct. Ma quelli profondi, quelli veri non li ho detti e non li dirò: tu però li sai.
Quanta gente, in questo periodo in cui sta a casa, l’ ho sentita felice di guardarsi film in televisione o scaricare a pioggia giochini da you tube e sentirsi “connessa”. Connessa a cosa? Pensaci.
Io non ce l’ho la mente da complottista.
Ma porca miseria, vedere l’umanità ridotta in schiavitù mentre qualcosa la tiene in una prigionia volontaria, senza usare eserciti, senza guerre apparenti, solo attraverso il timore della morte e del crollo dell’economia è un RISULTATO GRANDIOSO, evidente a tutti.
Un risultato efficacemente satanico che fa riflettere sulla nostra impotenza ma anche su quanto possa esser facile far accettare qualsiasi situazione, in cambio della vita. Meglio un MORTO VIVENTE che un morto dentro la bara.
Un risultato.... come dire: “diabolico”.
Caro Diavolo, scusa se ti chiamo così e ti “personalizzo”: ma chiamarti banca, chiamarti multinazionale, chiamarti comunismo o capitalismo o riunione di illuminati, ecc., mi sembra volgare e quasi new age.
Meglio Diavolo e a tale appellattivo mi inchino e ti rispetto. Sei in gamba! sei riuscito a far credere quasi a tutti che non esisti. Sei riuscito a precipitare una umanità ipocrita, vigliacca, quiescente e noiosa, nella disperazione e nel terrore attraverso poche parole efficacissime, distribuite massivamente e capillarmente. Copritevi, isolatevi, attaccatevi al computer o morirete.…
Ragazzi: funzionaaa!
E che molti di noi trovino bello lavorare o studiare per 12 ore di seguito davanti a uno schermo senza muoversi da casa…come attualmente avviene è un risultato ancor più spettacolare!
Caro signor Lewis, amico di Tolkien, avevi ragione tu. Dobbiamo rendere onore al gent.mo sig Berlicche e al sig. Malacoda o a chiunque essi siano. Stavolta ce l’hanno fatta. Tanto di cappello!
Abbiamo superato le previsioni di George Orwell.
Ma questa storia non vi ricorda un pochino Matrix?
Una nota amena:
Sono simpaticissimi i cervi che si riappropriano delle strade, insieme ai cinghiali e ai caprioli e a un sacco di uccelletti che svolazzano felici sui nostri terrazzi. Fra un po’ lo faranno anche i lupi e gli orsi. Una piccola vendetta della natura.
E noi ci nasconderemo sempre di più.
Però forse dobbiamo nasconderci anche un po’ da noi stessi….come Caino.
Oppure trovare una soluzione che vada ben oltre i vaccini perché la peste del corpo in un modo o in un altro prima o poi la cureremo (c’è gente che si lecca i baffi al pensiero succulento di vendere 6 miliardi di vaccini) ma la peste dell’anima è molto più difficile a guarire; è più aggressiva… e ormai il contagio è capillare.