Arcana Naturae (di M.Giannitrapani)

 

III. Gli "Ominoidi" del Miocene: i nonni dei «patriarchi»?

Il periodo chiamato Miocene (24-5,5 milioni anni) è quella fase geologica in cui si ritiene siano apparse le prime scimmie antropomorfe del Vecchio Mondo, contraddistinte da una notevole diversità biologica; la variegata pletora di reperti collezionati ha indotto appunto vari scienziati a parlare di una grande eterogeneità adattativa degli ominoidi - 40 generi e circa 100 specie - che nel Miocene appunto, dominavano con buona probabilità il complesso mondo dei primati.

Questa grande varietà è stata così possibile suddividerla, per alcuni, in tre grandi gruppi: a) i driomorfi, dai denti ricoperti da un sottile strato di smalto, b) i ramamorfi, da uno spesso strato di smalto, c) i pliomorfi, tipici esclusivamente dell'Eurasia e con caratteristiche comuni alle catarrine primitive 14). Di recente, si tende a collocare la cosiddetta "radiazione" di tutti i grandi antropomorfi da un presunto ceppo ancestrale verso la metà del Miocene, tra 18 e 16 milioni d'anni, e la presunta "divergenza" degli "ominidi/ominini" da una linea di antropomorfi africani, verso il tardo Miocene, ossia tra gli 8-7 milioni d'anni.

Prima però di soffermarci brevemente solo su qualcuno dei nomi più significativi, è d'uopo ricordare che molti, se non la maggioranza, dei reperti fossili "ominoidi" risalenti a prima di 4 milioni d'anni, sono terribilmente frammentari (qualche dente e se va bene porzioni di cranio) nonché, spesso, insufficientemente datati.

Grande eccezione, Proconsul africanus (20-16 milioni d'anni), è un genere di ominoide quadrupede detto "generalista," poiché il suo tipo di locomozione, per il paleontologo de Bonis ad esempio 15), non può individuarsi direttamente in alcuno dei precedenti adattamenti specializzati menzionati. Il "genere" Proconsul quindi - con almeno 4 specie finora riconosciute - ritenuto quasi una sorta di celebre "archetipo", sebbene le "sue caratteristiche complessive non hanno alcuna somiglianza con quelle di un qualsiasi primate superiore attuale", è stato ritenuto essere una «scimmia antropomorfa in formazione», arboricola, frugivora e con un accentuato dimorfismo sessuale (canini dei maschi più grandi rispetto a quelli delle femmine).

E' curioso notare che le diverse affinità ipotizzate per questo animale, dalle dimensioni di un babbuino (taglia variabile tra i 10-80 Kg, scatola cranica 160-180 cc), dipendevano di volta in volta, in un arco di oltre 30 anni, proprio dalla parte anatomica che veniva scoperta e studiata. Difatti è lo stesso studioso Pilbeam 16) a ricordarci che quando "un fossile viene rinvenuto sotto forma di frammenti raccolti nel corso di un determinato arco di tempo […], è l'ordine stesso dei ritrovamenti che influisce sulle interpretazioni filogenetiche". Proconsul pertanto, ebbe sicuramente maggior mobilità nei tratti terminali degli arti rispetto alle scimmie non antropomorfe, ma con queste ultime condivideva tratti ancor decisamente "primitivi", come ad esempio lo spostamento sopra i rami (né il dondolamento o l'appendimento), e soprattutto la dentatura, molto simile a quella di primati più remoti (detti "omomini"), delle stratigrafie appunto dell'Oligocene del Fayum (es. Aegyptopithecus, oltre 30 milioni d'anni). L'alimentazione quindi era sicuramente orientata, data l'evidenza di uno smalto sottile, verso cibi teneri quali frutta, germogli, foglie e non certo coriacei ed abrasivi, come radici o tuberi. Insomma, per alcuni studiosi, Proconsul potrebbe essere un "nostro antenato", ma non lo si può affermare con certezza, e, ovviamente, si ignora quale specie di questo genere sia eventualmente da indicare come "vera progenitrice"…

Tuttavia, gran parte delle scimmie antropomorfe dell'inizio del Miocene "si estinse senza discendenti"; da un'evidente rarefazione nella documentazione fossile in terra africana (17-15 milioni d'anni), come noto, dovuta a vasti cambiamenti climatico-ambientali e faunistici, tra i 15 ed i 14 milioni d'anni, la densa foresta primitiva va diradandosi insieme a profonde modifiche paesaggistiche e dietetiche. Si manifesta il cosiddetto "primate di savana", con denti dotati di smalto più spesso e più adatti a cibi coriacei come le noci.

E' l'Afropithecus ad esser oggi ritenuta, per alcuni paleontologi, l'antenata delle specie che per la prima volta raggiunsero l'Eurasia, circa 16,5 milioni d'anni fa; ma, come spesso avviene, già nuovi fossili indicano che scimmie antropomorfe con mandibole robuste e denti adattati alla triturazione, furono già presenti in Eurasia prima d'allora.

Dal Miocene superiore la presenza di questi primati ominoidei si sposta decisamente più a nord, con almeno 6 generi eurasiatici 17). I Ramamorfi, principalmente asiatici ed afrorientali, tipici del Miocene medio, originariamente ritenuti due generi distinti, Ramapithecus e Sivapithecus, hanno - per diversi scienziati - vari caratteri spiccatamente affini tra loro che, inoltre, ricordano proprio quelli di ominidi africani posteriori.

Ad esempio il primo, Ramapithecus, aveva mascelle robuste e grossi molari con spesso strato di smalto, il secondo invece, Sivapithecus, il gruppo di specie più conosciuto - nonostante tuttora non sia nota da elementi diretti quale fosse stata la sua esatta capacità cranica - soprattutto per la parte inferiore dello scheletro facciale, (livello premascellare-mascellare), rappresenta con grande probabilità quasi un antesignano dell'attuale orango del sud-est asiatico. Da ricordare inoltre che altri studiosi, diversamente, collocano Ramapithecus e Kenyapithecus nel genere Sivapithecus.

Sia per il Dryopithecus che per il Sivapithecus si è così osservato che i resti scheletrici dell'articolazione del gomito, manifestano evidenti adattamenti alla brachiazione. Quest'ultima appunto, è infatti una morfologia esclusiva delle scimmie antropomorfe, fondamentale per il dondolamento ed anche per il lancio di oggetti con velocità e precisione, sebbene il tipo di locomozione praticata da questo primate rimanga assai oscura, poichè non sembra curiosamente avere analogie nelle antropomorfe viventi. Entrambe le forme comunque, sia Sivapithecus che Dryopithecus, sulla base di evidenze dentarie, ebbero una crescita piuttosto lenta come le antromporfe attuali.

Kenyapithecus è infine un'altra specie, decisamente più simile alle antropomorfe rispetto a Proconsul, che indica un cambiamento della dieta verso cibi più solidi, grazie ad uno smalto più duro ed una masticazione robusta. Octavipithecus, risalente al medio-tardo Miocene, è stata ritenuta invece la prima scimmia antropomorfa del Sudafrica. Ma, da poco scoperto, il Pierolapithecus catalaunicus (13 milioni d'anni), con postura eretta, faccia piatta, polsi flessibili e falangi piccole, circa 40 kg., è già stato ritenuto il presunto capostipite degli ominoidi; alimentatosi per lo più da frutta e bacche, quest’ultimo primate è infatti tra i fossili più completi - cranio, vertebra e costola - e ben conservati. Pierolapithecus è quindi un nuovo significativo taxon miocenico, per l'équipe del paleoantropologo Salvador Moyà-Solà, un ipotetico progenitore del clade grandi antropomorfe-uomo, che dimostra come la capacità di arrampicarsi in verticale e la sospensione siano sorte indipendentemente l'una dall'altra. Con la fine del Miocene medio (13 milioni d'anni) quindi, si è da tempo appurato che i Driomorfi, per lo più eurasiatici ed afrorientali, come le grandi antropomorfe attuali, possedevano capacità cerebrali analoghe a quelle di uno scimpanzè, nonché mandibole allungate e robuste dotate di un apparato dentario adatto ad una dieta di frutti maturi, morbidi e di teneri germogli. Anche il muso, piuttosto abbreviato, per alcuni rappresenta un'importanza ridotta dell'olfatto a vantaggio della vista.

Il Dryopithecus appunto (13-9 milioni d'anni), con una scatola cranica allungata, bassa e la parte inferiore della faccia piuttosto grande, sebbene sia da ritenersi vicino alle antropomorfe asiatiche, presenta tuttavia, come tante altre "specie", una collocazione assai discutibile e controversa. Di recente ne è stata individuata una relazione stretta con l'Ouranopithecus della Grecia e si è dedotto, dalla ricercatrice Senut, quale aspetto decisamente peculiare del Dryopithecus, quello appunto di essere "clinorinco": ossia, vista di profilo, questa «scimmia» aveva la faccia inclinata verso il basso, diversamente dagli orangutan, gibboni, siamanghi e Proconsul, che sono invece "airorinchi", ossia hanno la faccia rivolta verso l'alto 18).

L'assenza poi della fossa subarcuata (profonda depressione sulla faccia endocranica che ospita un'appendice del cervello) individuata nel frammento d'osso temporale del Dryopithecus laietanus (CLL-18000) scoperto a Can Llobateres in Spagna (9 milioni d'anni) - una lacuna esistente anche nei successivi ominidi - per i paleontologi Moyà e Kohler è stato un indizio plausibile per far risalire quest'ominoide alla stessa linea filetica dei seriori ominidi 19).

Ma è sicuramente con il Miocene superiore (9 milioni d'anni) che assistiamo alla maggior diversificazione geografica e dei cosiddetti "generi" degli ominoidi: Gigantopithecus, come da tempo noto, con almeno due specie, fu probabilmente il più grande primate vissuto sulla Terra (un peso di circa 150-230 kg), ed è stato ritenuto un parente stretto di Sivapithecus. In base a qualche mascellare si è poi appurato che quest'ominoide si alimentava di vegetali fibrosi come il bambù, come il moderno Panda.

Da menzionare inoltre l'Ouranopithecus (7 milioni d'anni), tipico della Grecia, costituito per lo più da mascelle, denti ed una faccia quasi completa, con un evidente dimorfismo sessuale; un altro tipo di ominoide quindi, la cui dentatura e masticazione presentano grandi affinità con le specie più antiche degli Australopiteci.

Infine, tra le poche altre forme note del periodo, l'Oreopithecus (10-7 milioni d'anni) di Monte Bamboli, vicino Grosseto, con grande taglia ma cervello piccolo come quello di un gibbone ed in bilico tra una scimmia cercopitecoide e gli ominoidi, risulta presente sino alla fine del Miocene in un ambiente di fitte foreste. Il paleontologo Lorenzo Rook ha difatti scoperto che quest'ominoide era sorprendentemente dotato di una mano simile alla nostra, ossia di un pollice opponibile e quindi di una buona presa di precisione. Oreopiteco quindi praticò certamente una "andatura bipede lungo i rami degli alberi", su cui però ovviamente non abitava per via delle mani troppo corte, ed è stato ritenuto… "un eccellente esempio di evoluzione a mosaico", ma non più certo "quell'antenato dell'uomo" di cui parlò a suo tempo lo studioso Hurzeler.

Una specie quindi, l'oreopiteco, che "aveva il pollice in grado di flettersi come avviene nell'uomo", e "poteva afferrare un oggetto con precisione e forza come nessuna scimmia riesce a fare […]" 20).

A questo punto, come si conviene ad ogni buon corso di "catechismo dell'evoluzione", la grande sintesi "fossilifera" sul Miocene, potrebbe quasi dirsi esaurita se, come spesso avviene, non fossero usciti fuori nuovi e controversi fossili, resti cranici e dentari, di un certo Sahelantropus del Ciad (7 milioni d'anni), e di un tal Orrorin tugenensis del Kenia (6 milioni d'anni), per lo più denti, falangi e femore.

Il cranio ricostruito del Sahelantropus, dotato di una capacità cerebrale di 320-380 cc, di canini piccoli e smalto spesso, risalta subito per quella spiccata e massiccia cresta sopraccigliare ed un lieve prognatismo facciale che lo dovrebbero collegare, per il paleontologo Brunet, a gran parte dei successivi ominidi.

Per alcuni paleontologi quindi è un "partriarca" dell'umanità, visto che la conformazione del foramen magnum è compatibile con la stazione eretta, sebbene l'assenza dei resti post-cranici non consenta di parlare di bipedia. Le orbite oculari distanziate ed il ridotto volume cerebrale lo rendono infatti ancor abbastanza "ominoide" - ossia più scimmia antropomorfa (forse la forma femminile di un antenato dello scimpanzè o un ascendente del gorilla) - anziché "ominide".

Il femore di Orrorin (= "uomo delle origini" in lingua Tugen) invece, è stato ritenuto "notevolmente simile a quello umano"; tuttavia i canini grandi e appuntiti e le ossa del braccio predisposte all'arrampicata, hanno indotto alcuni a credere che non fossero pienamente presenti tutti i caratteri necessari per la completa locomozione bipede 21). 

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