Arcana Naturae (di M.Giannitrapani)

 

I. A scuola dallo scimpanzè: il nostro parente più stretto..?

"Non dalle scimmie", recitava il titolo e l'assunto di un celebre libro del paleontologo finlandese B. Kurtén 2) che sosteneva appunto la discendenza di "antropoidi e scimmie inferiori da antichi progenitori dell'uomo". Lo stesso paleontologo P. Messeri 3) del resto, fece notare che "nessuno oggi parla più di un rapporto di figliolanza dell'uomo con le scimmie, ma semmai di cuginanza […]"; difatti "le origini dell'uomo non si riesce neppure a coglierle nel tempo".

Il celebre biologo A. Portmann, fece pertanto notare che “non ci è possibile tentare di spiegare le peculiarità spirituali dell’uomo facendole derivare da questa o quella attività animale, per quanto grande possa essere, a prima vista, l’analogia con queste ultime”.

altI nostri parenti più "stretti" invece, alla luce delle più recenti indagini della Primatologia e dell'Etologia cognitiva, risultano essere proprio le scimmie antropomorfe "superiori" (per la capacità, tra l'altro, di riconoscersi allo specchio) che, tra diversi primati non umani, sono quelle appunto che più ci assomigliano e, soprattutto, i cui "antenati" hanno preceduto i nostri sul pianeta, diversi milioni d'anni prima. Sebbene poi "attribuire una tradizione culturale nel senso antropomorfico ed antropologico del termine, anche alle società animali, non è corretto […]", dice lo psicologo A. Tartabini 4), già da tempo diversi primatologi hanno censito molti comportamenti pre-culturali decisamente sorprendenti, che hanno radicalmente modificato ed eliminato il pregiudizio antropocentrico che in passato condizionava pesantemente ogni prospettiva di studio sugli animali. Il lavaggio delle patate e la decantazione del grano, l'uso di bastoncelli di legno per nutrirsi delle termiti, la pesca con le mani e la caccia ai molluschi marini, l'uso di foglie per attingere acqua piovana, l'utilizzo di rudimentali incudini e martelli o pietre per aprire noci di cocco e di cola, sono appunto alcuni esempi della capacità di alcune scimmie antropomorfe di adottare comportamenti «intelligenti», ossia "abitudini sociali tramandate di generazione in generazione".

E' poi da tempo noto che l'uso degli strumenti e le capacità cognitive, associative e di controllo del linguaggio, non si sono sviluppate separatamente; ricerche svolte su primati non umani suggeriscono infatti che lo sviluppo della lateralizzazione del sistema verbale della comunicazione umana possa essere derivato da un più antico sistema comunicativo gestuale eseguito appunto con mani e faccia.

Il linguaggio, importante per un'innovazione "tecnologica", si è visto che non è essenziale per fare un'invenzione; le regole sintattiche del linguaggio articolato sono analoghe infatti alle regole che devono essere applicate tutte le volte che devono costruirsi degli strumenti. La manipolazione dei simboli da parte di questi animali quindi, sarebbe equivalente alla proprietà di denominazione caratteristica del linguaggio; il "celebre" bonobo (una varietà di scimpanzè) Kanzi ha dimostrato, a sei anni d'età, di poter conoscere circa 200 lessigrammi (linguaggio «yerkish» = collezione di simboli) e di comprendere oltre 400 parole inglesi. Proprio recenti studi sui bonobo 5), hanno smentito inoltre il concetto di supremazia del maschio nell'evoluzione umana, verificando uno spiccato carattere matriarcale in cui le femmine sono decisamente dominanti; queste indagini hanno così permesso d'individuare molte analogie con il nostro comportamento, anche nella peculiare sessualità "umana" (copula faccia a faccia) praticata dai bonobo...

Diverse ricerche testimoniano pertanto un'innegabile capacità rappresentativa ed un'incontestabile capacità di categorizzazione e classificazione di oggetti da parte degli scimpanzè. L'esistenza di un "substrato anatomico in gran parte identico in tutti i primati", la presenza di "specializzazioni emisferiche e funzionali confrontabili", inducono quindi diversi studiosi di linguistica a credere che quella degli scimpanzé addestrati sia effettivamente una "proto-lingua", ossia possa realmente costituire "uno stadio primitivo dello sviluppo del linguaggio" 6).

Le ricche e diverse tradizioni culturali degli scimpanzè quindi, sono seconde, per complessità, solo alle tradizioni dell'umanità. I primatologi infatti hanno descritto almeno diciannove tipi di attrezzi usati e ben trentanove modalità di comportamenti d'origine culturale, tra cui, anche una nostra "vecchia" pratica: l'estrazione del midollo attraverso bastoncini, da ossa già rotte. Gli scimpanzè ed altre scimmie, sono pertanto in grado di elaborare una sintassi: usano e costruiscono accuratamente strumenti, possono decodificare una scrittura idiogrammatica, sviluppano una suggestiva architettura psicologica dell'inganno e contro-inganno quale "rappresentazione veicolata del pensiero" 7).

Sebbene "sia presto per affermare che lo scimpanzè sia l'unica specie del pianeta che condivide con l'uomo la capacità culturale", questa scimmia stupisce perché sa ispezionare con foglie le ferite, è in grado di liberarsi dai parassiti e di sbucciare la frutta, danza sotto la pioggia, tira al bersaglio - sebbene con mira imprecisa - ed usa grandi foglie per sedersi sul terreno bagnato, nonché… può divenire un killer molto organizzato di altre scimmie 8). Lo scimpanzè inoltre sbalordisce: si è scoperto infatti che, quando ferito o malato, consuma fiori, cortecce o gambi di svariate specie vegetali dotate di proprietà antimicrobiche, antivirali ed antiparassitarie. Questo primate sviluppa comportamenti culturali di automedicazione tramite selezione di particolari piante terapeutiche: proprio l'esame della corteccia di uno di questi alberi, Albizia grandibracteata, ha permesso agli studiosi 9) la scoperta di quattro nuove molecole che distruggono le cellule cancerose in cultura…

Al momento attuale inoltre, sono stati riscontrati solo pochissimi geni con variazioni strutturali tra noi e lo scimpanzè, con cui condividamo appunto il 99% del DNA; per alcuni studiosi infatti, le "piccole" diversità rimaste, possono risiedere in gran parte nei cosiddetti meccanismi di regolazione che interferiscono sull'espressione dei geni, quindi sul numero di copie prodotte dalla stessa proteina.

La stessa pratica della caccia fu per lungo tempo ritenuta "un'attività esclusivamente umana" fin quando la famosa primatologa Jane Goodall non la individuò anche tra gli scimpanzè: così anche il nutrirsi di carogne fu considerato un comportamento "indegno da primati", finchè non si individuarono scimpanzè e babbuini contendere le prede a ghepardi e leopardi. Negli ultimi vent'anni si è quindi appurato che gli scimpanzè hanno una "coscienza di ordine superiore rispetto a tutte le altre scimmie", possiedono "capacità intuitiva", sanno interpretare "credenze vere e false degli altri", manifestano empatia, quindi "codificano lo stato mentale in cui si trova un individuo", esprimono un alto grado di complessità mentale, solidarietà sociale, altruismo reciproco e cooperazione; agiscono quindi in "modi equivalenti ad un comportamento morale" 10). Oltre che umani, dice giustamente l'etologo dei primati F. de Waal, "ci gloriamo di essere umanitari" ignorando però che la «moralità» non è più "il marchio distintivo della nostra cultura".

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