Livia Mancini, membro della Direzione scientifica del Simmetria Institute Library Museum intervista Franco Todde, chitarrista e tenore: il suo percorso artistico e l’incontro con il Presidente Claudio Lanzi.

LM: Franco Todde, strumentista e tenore. Ascoltandoti nel corso degli anni appare evidente il forte legame tra due passioni, quello per la chitarra, che suoni con grande tecnica ed esperienza, e quello per il canto: la tua voce è l’altro strumento, che hai affinato con altrettanta maestria e tecnica. Quale amore nasce prima?
FT: Posso dirti che la chitarra è stata il mio primo amore, non ero ancora adolescente quando ho iniziato a metterci le mani; al canto sono arrivato molto più tardi e forse in maniera meno spontanea, più cerebrale. La chitarra mi ha sedotto, tutto mi emozionava, la forma, il suono, finanche il nome…come fosse un gioco, il tempo che le dedicavo non era mai abbastanza! La voce, è stata una scoperta forse meno coinvolgente, almeno all’inizio; ho cominciato a prendere lezioni soprattutto perché volevo rendermi conto di come potesse “funzionare” questo strumento così misterioso. La chitarra rimane lo strumento del cuore ed è anche per questo che non mi sono mai sentito di abbandonarla! Ma devo dire che lo studio del canto, oltre ad aver tanto arricchito la mia esperienza di musicista, mi appassiona sempre più profondamente. Trovo, inoltre, che questa disciplina non sia così lontana da certi argomenti che vengono trattati all’interno dell’Associazione Culturale Simmetria con cui collaboro da diversi anni e che ora fa parte della Fondazione Lanzi.
LM: Ecco questo è un tema centrale. Le tue performance in Simmetria sono sempre state perfettamente in linea con una certa tradizione culturale e direi strutturale associativa. Questa eredità si è trasferita specularmente nel nuovo grande progetto della Fondazione, che tu hai inaugurato facendogli onore in un recente concerto nella nuova sede museale di Attigliano. Quale legame c’è tra la tua musica e gli studi sulle tradizioni ermetiche e spirituali in Simmetria?
FT: Scoprire la propria voce e tutti quei meccanismi legati alla respirazione, all’emissione sonora, agli armonici, lavorare su te stesso, la tua fisicità e su ciò che è impalpabile, fa parte, in qualche maniera, delle tecniche di meditazione legate a diverse tradizioni e credo che in fondo sia una via di conoscenza. Penso anche che, in genere, l’impegno e la dedizione necessari per imparare uno strumento musicale, gli ostacoli, le difficoltà, la continua ricerca del suono giusto, non siano così lontani da un percorso spirituale.
LM: A proposito del repertorio per chitarra e voce, musica originale, trascrizioni: da cosa sei partito? Quale periodo hai ritenuto più consono alla tua vocalità?
FT: Di musica originale ce n’è tanta. Io sono partito, in particolare, dalle Cavatine di Mauro Giuliani, un autore fondamentale per noi chitarristi, vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento; si tratta di musica salottiera, certo, ma nella sua “semplicità”, garbata e anche godibile. Inevitabile poi la conoscenza e lo studio di John Dowland, liutista e cantante egli stesso oltre che poeta, andiamo indietro a metà del Cinquecento, molto più impegnativo a livello di accompagnamento, con una polifonia ricca da cui esce mirabilmente la linea del canto. Ho inserito sempre nuovi autori, spaziando in diversi periodi e scegliendo tra quelli che mi sembrava di poter interpretare in modo più efficace.
LM: Cosa è successo quando hai scelto di lavorare su determinati periodi storici, con autori così complessi e poco scontati?
FT: Mi sono reso conto, quasi subito, che le musiche che stavo via via studiando ed imparando, sarebbero state difficilmente proponibili a livello concertistico e men che meno a livello discografico. Avrei proposto un programma con opere che appartengono ad un repertorio minore, musica d’occasione, salottiera, come ho già detto ed opere di musica antica, eseguendole con uno strumento “moderno”. Ho pensato di studiare il liuto e la chitarra barocca, ma ritengo che cantare accompagnandosi, in particolare nella musica antica, richieda una notevole disinvoltura e padronanza del proprio strumento e questo avrebbe voluto dire per me, lasciare da parte la chitarra, dedicarmi completamente ad un altro strumento e focalizzare lo studio quasi esclusivamente su opere di un determinato periodo. Non me la sono sentita. Preferisco spaziare in epoche diverse, mi stimola di più dal punto di vista interpretativo. Così sono arrivato alle romanze di Francesco Paolo Tosti e alle serenate nei melodrammi, che ho trascritto io stesso, fino alla canzone napoletana, che mi ha fatto scoprire gioielli melodici di profonda ispirazione.
LM: Con il tempo sei riuscito a farti conoscere ed apprezzare. Raccontami del tuo pubblico e di come hai incontrato Claudio Lanzi e Simmetria.
FT: In Simmetria c’è un pubblico curioso di conoscere nuovi repertori e generi musicali ma, contemporaneamente, disposto a fare uno strappo alla regola, per quanto riguarda la filologia. In genere gradisce e segue con piacere la mia proposta che prevede anche una serie di racconti ed aneddoti per rendere più fruibile ed avvincente l’ascolto della musica. L’incontro con Claudio Lanzi è avvenuto ormai molti anni fa; seguivo gli interessantissimi corsi che si svolgevano nella sede romana dell’Associazione Simmetria, partecipavo in “incognito”, ma, date le sue particolari doti empatiche, venne comunque a scoprire che suonavo la chitarra e cantavo. Infaticabile ricercatore nell’ambito delle scienze antiche, con particolare riguardo, tra l’altro, proprio al mondo della musica che nei suoi libri ha un ruolo cardine, fondamentale; mi ha quindi subito coinvolto in una serie di iniziative e performance musicali, l’ultima, in ordine di tempo, riguarda il concerto “Tra lacrime e sorrisi” che ho tenuto nella sala convegni della Fondazione Lanzi.
Fu Claudio poi a propormi la registrazione di un primo CD e qualche anno dopo di un secondo, dimostrandomi stima e fiducia e per questo gli sono infinitamente grato! Le Edizioni Simmetria si sono perciò, trasformate in casa discografica, permettendomi di realizzare due lavori che sono stati certo faticosi, lunghi ed impegnativi ma anche, per me, importanti esperienze artistiche. Soprattutto Claudio Lanzi mi ha offerto l’occasione di confezionare un prodotto che documentasse la mia particolare proposta musicale e scelta interpretativa. Nel primo, Il canto dell’amante, eseguo musiche di autori del Cinque e Seicento; nel secondo, Cantar d’amore, ho scelto opere del Sette - Ottocento ma anche Tosti e la famosissima Maria, Marì…
LM: Ci sono progetti in arrivo?
FT: Ho un progetto già in parte realizzato ed è in via di perfezionamento. Complice la conoscenza di un amico musicista che colleziona strumenti d’epoca di pregio, ho deciso di proporre un mio programma da concerto, intitolato “Guitaromanie” e basato su musiche del primo Ottocento, con uno strumento originale. Ho cominciato perciò a suonare una chitarra di Gaetano Vinaccia del 1835, liuteria napoletana, che mi ha accompagnato in alcuni concerti. Nella ricerca filologica, un contributo particolarissimo e decisivo, è stato l’incontro con Assunta Fanuli, danzatrice e sarta di alto livello, donna poliedrica, ricca di iniziative e organizzatrice di eventi curati nel minimo dettaglio, che mi ha proposto di esibirmi nel “salotto” del suo Atelier indossando un abito d’epoca. Devo dire che l’esperienza è stata assai gratificante: con mia sorpresa mi sono trovato perfettamente a mio agio nell’indossare l’abito fatto con grande maestria da Assunta, l’acustica dell’ambiente, strepitosa! Un pubblico attento e partecipe, mi è sembrato un po’ come rivivere l’atmosfera di un salotto dell’Ottocento.

