Arte: Quale? - Intervento

Riceviamo dal nostro socio Paolo Galiano questa lettera che denuncia una gestione materialistica, edonistica ma soprattutto “economica” del mondo estetico, asservita alla promozione di contenuti improbabili nascosti dietro una forma piena di intellettualismi e priva di cuore.
Una forma che ritroviamo nell’oggettistica di consumo, riproposta anch’essa ossessivamente come forma d’arte, volubile e mutevole ad ogni stagione.
Per cui tutto è arte: l’orologio le scarpe, il vestito, le mutande, l’auto; tutto è “creativo”. Nel senso che se uno si sveglia la mattina e dipinge il suo gatto di blu e riesce a promuoverlo in qualche esposizione mediatica… ha fatto un’opera creativa, anzi: un’opera d’arte.
Ma oggi, aggredire i “capisaldi” dell’Arte moderna, quella che uscita dall’affascinante periodo futurista e simbolista anteguerra, è ormai precipitata nell’esaltazione dei cerebralismi individuali, vuol dire demolire buona parte di tutto ciò che viene “spacciato” come opera d’arte dal dopoguerra in poi.
C’è tutto un universo, basato sul denaro che ha investito e investe sui cerebralismi di una creatività desacralizzata. E’ un universo che si autocelebra e “decide” il “valore” di un’opera sulla base della furbizia di un commerciante. Tale mercificazione ha ucciso la capacità tecnica, ha ammazzato l’armonia a favore dell’illusionismo mediatico. Tutto diventa “effetto speciale”.
Queste considerazioni battono su un tasto assai dolente ma che apre un filone su cui abbiamo discusso tante volte, soprattutto a livello di opere pubbliche che non abbiamo temuto di definire… abominevoli, affidate ai mostri sacri dell’architettura “progressista”.
Vedi ad esempio i seguenti link:
E questa che segue è la prima lettera, alla quale abbiamo risposto augurandoci che i nostri lettori vogliano contribuire con altri commenti, anche in totale disaccordo con le nostre opinioni.
 
Caro Claudio

Ieri sono stato con Maria a vedere al Palazzo delle Esposizioni la mostra dei quadri moderni del Guggenheim: Maria mi rimprovera da tempo perchè non l'ho mai portata a New York mentre io ci sono stato e voleva vedere almeno questo famoso Guggenheim. Biglietto: 12,50 + 11 euro, tanto per la precisione, visto che l'arte è per il popolo.
Da ieri ho gli incubi notturni e la mia domanda è "Cosa si ha da intendere per arte?" (domanda retorica).
Un quadro tutto verde scuro con una piccola (2 centimetri) parte dipinta in basso con disegni incomprensibili: forse il "pittore" non voleva sprecare una tela già dipinta e venuta male e l'ha riutilizzata?

Un quadro tutto verde con piccoli puntini bianchi: titolo Fiori bianchi. Ma dove? nei puntini?
Un groviglio di linee curve e rette di vario colore (e manco colori affascinanti) di Pollock (questo nome nun me’ pozzo scuorda'): titolo Senza Nome. E vorrei vedere che avesse un nome!
Una foto di un giovane che tiene la cavezza di un toro: non è una foto, è un dipinto "olio su tela", come specifica la didascalia. Ma non faceva prima a metterci una foto? nella stessa sala una Buick del '71 e un distributore di palline di chewing gum, e sono dipinti e non foto. Dipinti? o foto perfettamente nitide?

E infatti un'altro "pittore" espone dodici foto formato 18x12 e le accompagna con una lunga lettera dattiloscritta dove spiega che sono stati colti i momenti transeunti del tempo e dello spazio. Cosa che, secondo me, fa qualunque foto. Peccato che questo "quadro", come molti altri, sia stato acquistato con i fondi di un'agenzia statale per l'arte di New York. E ci lamentiamo noi di dove vanno a finire i soldi dei contribuenti!
Un altro è intitolato "Un tuffatore che si butta nell'Econo-mist" (penso un pietoso gioco di parole mist = nebbia): a parte che il tuffatore non si vede, cosa c'entrano una serie di rossetti per signora ed un tostapane elettrico con il tuffatore? forse il tuffatore della tomba sannitica dipinta è un po' più aderente.

Ma il più bello di tutti è un quadro  intitolato Water: fondo nero e sopra in bianco la definizione di water tratta da un dizionario. Questo è il quadro più emblematico della mostra, da water a water closed il passo è breve: e quello è il luogo più adatto per questi "quadri".

Scusa lo sfogo, prendilo come una "Lettera al Direttore". Però viene da ridere pensando che l’uomo più cattivo fra i cattivi, cioè il male assoluto che più assoluto non si può, magari soltanto per quanto riguarda questo genere di arte, un puntino di ragione forse ce l’aveva, quando la chiamava "arte degenerata"?
A questo punto, provocazione per provocazione, viste le recenti polemiche sul “razzismo” di Dante potremmo sostituire la "Divina Commedia" con il "Mein kampf"? in fondo sono tutti e due razzisti ed omofobi... per lo meno a sentire quanto asserisce Valentina Sereni, presidente di Gerush92 in una intervista all’Adnkronos (tutta da leggere).
 
Paolo G

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