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Dice giustamente Maracchia che è inimmaginabile che Dante, con la sua spropositata cultura, non abbia affrontato il problema della quadratura del cerchio anche alla luce dei testi disponibili al suo tempo. Naturalmente nel XXIX canto dell’inferno Dante affronta subito il problema della misura con la famosa frase “che miglia 22 la valle volge” scatenando i commenti, a volte appropriati altre molto meno, sul perché di questo numero.
La maggior parte dei commentatori riferisce comunque il 22 alla misura della circonferenza infernale. La scelta del numero perciò parrebbe giustificata dall’uso del rapporto 22/7 già enunciato da Archimede per indicare quello fra circonferenza e diametro. Il problema della copertura di determinate superfici fece infatti rappresentare la perfezione divina (ineffabile e irraggiungibile) attraverso il cerchio del sole e la determinatezza terrena attraverso il quadrato.
Queste due geometrie archetipiche le troviamo non solo nella tradizione europea ma in moltissime altre tradizioni a partire da quella cinese (la stessa monetazione imperiale cinese è realizzata da un cerchio con all’interno un quadrato) o nella ricchissima serie degli yantra indo-tibetani o nelle raffigurazioni zodiacali europee e medio-orientali. Il testo affronta vari processi di approssimazione del famoso 3,14 alla luce delle indagini filosofiche e geometriche nella cultura poliedrica del grande poeta.
ISBN: 88-99152-71-0
Pag.: 80
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